Roberto Arlt si vantava di aver venduto il suo primo racconto a otto anni, a un «distinto signore» del quartiere di Flores conosciuto in libreria, il quale gli aveva promesso in cambio una ricompensa ed era poi rimasto talmente impressionato da regalargli cinque pesos: «Quello è stato il primo denaro che ho guadagnato con la letteratura».
Di certo nell’insieme della sua opera la scrittura di racconti, insieme all’attività giornalistica, è stata di gran lunga l’attività più costante e feconda, ma rimane anche quella meno conosciuta e studiata, in patria e fuori. Finora ne sono stati rintracciati più di settanta, di cui solo ventiquattro erano stati riuniti in volume dall’autore: nove in El jorobadito e quindici in El criador de gorilas.
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I sette pazzi
Perché è ancora maledettamente attuale e universale un romanzo così datato e assolutamente portegno? Forse perché il ‘29, anno della sua pubblicazione, scoppiava una crisi economica il cui fantasma viene spesso evocato anche oggi? Perché il suo protagonista, Erdosain, come molti ai nostri giorni, guadagna una miseria ed è sempre al verde? Perché i suoi sogni di piacere con le prostitute si sono generalizzati e ampliati enormemente, dai viali di periferia ai palazzi del potere? Perché le sue frustrazioni e angosce somigliano a quelle di tanti uomini dei nostri tempi? “Gli era indifferente lavorare come sguattero in un’osteria o come cameriere in un bordello. Che poteva importagli?”