Postfazione
Come si potrebbe classificare il libro che il lettore ha fra le mani? “Romanzo” è forse una definizione troppo impegnativa, e non ci si riferisce alla sua brevità: abbiamo tre soli personaggi, una trama esile, e gli aneddoti evocati, niente affatto straordinari, sono piegati all’esigenza suprema della creazione di un’atmosfera, piuttosto che a un vero e proprio sviluppo narrativo. Allora, è il racconto diaristico di un viaggio? In effetti, così si presenta a un primo sguardo: non mancano le date, la menzione dei porti di scalo, la descrizione dei mutamenti del paesaggio, la notazione della diversità dei tipi umani incontrati lungo la rotta; ma tutti questi dettagli, in fondo, costituiscono solo il contrappunto dei cambiamenti d’umore e delle sensazioni di Marcos, la voce narrante. Non si tratterà invece del puntuale resoconto, dapprima vagamente svogliato e perplesso e poi sempre più ispirato e convinto, di un innamoramento (o di una fatale infatuazione)? O dobbiamo piuttosto pensare di aver letto una miscellanea di note sparse, una collezione di istantanee dal sapore vagamente esotico, le spensierate digressioni di un bon vivant cosmopolita, legate da un sottilissimo filo narrativo?