di Gustavo Adolfo Bécquer
Ho sentito raccontare questa leggenda a Siviglia da una perpetua nell’atrio del convento di Santa Inés, mentre aspettavo che cominciasse la messa di mezzanotte.
Naturalmente, dopo averla ascoltata, attendevo con impazienza l’inizio della cerimonia, ansioso di assistere a un avvenimento prodigioso.
Invece, niente di meno prodigioso dell’organo di Santa Inés, e niente di più triviale degli insulsi inni che l’organista ci offrì quella notte.
Uscendo dalla messa, non potei fare a meno di dire alla perpetua in tono ironico:
«Come mai ora l’organo di mastro Pérez suona così male?»
«Toh!» rispose la vecchia. «Perché non è il suo.»
«Non è il suo? E quello che fine ha fatto?»
«È andato in pezzi per la vecchiaia, un bel po’ di anni fa.»
«E l’anima dell’organista?»
«Non è più riapparsa dopo che ci hanno messo quello che lo sostituisce.»
Se a qualcuno dei miei lettori, dopo aver letto questa storia, venisse in mente di rivolgermi la stessa domanda, già sa perché il prodigio miracoloso non è continuato fino ai nostri giorni.
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