Sul Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira


Lettore compulsivo e onnivoro, per di più affascinato dall’idea della conoscenza enciclopedica, Aira non poteva risparmiarsi il piacere di fare un’incursione nella letteratura latinoamericana, escludendo i contemporanei, e dopo anni di appunti ha pubblicato nel 2001 il suo Diccionario de autores latinoamericanos con Emecé-Ada Korn editora. Come scrive nell’Avvertenza, si tratta di un “lavoro del tutto personale e domestico, l’accumulazione di commenti di lettura e annotazioni di un ricercatore appassionato”, che è un Dizionario “solo perché è ordinato alfabeticamente. Non aspira a essere esaustivo né sistematico. Anche se può essere di qualche utilità per lo studioso, si rivolge piuttosto al lettore, e in particolare ai cercatori di tesori occulti. È con questa intenzione che mi dilungo su scrittori sconosciuti o dimenticati, e molto di più sul passato che sul presente”. Segue un postscriptum, in cui l’autore spiega che il manoscritto è rimasto in un cassetto per quindici anni. In realtà, al momento, le voci che ho tradotto riguardano i premi Nobel latinoamericani e gli autori che sono entrati nel catalogo della casa editrice Sur, ma in futuro conto anche di presentare alcuni dei “tesori occulti” di cui parla Aira.

Aira dizionario, César Aira

José Revueltas di César Aira

José Revueltas, Durango, Messico, 1914-1976. Narratore e drammaturgo dalle angoscianti atmosfere notturne, ultradrammatiche e religiose. Fece una vigorosissima militanza marxista. Il suo primo romanzo, Los muros de agua (1941), rievocava la sua prigionia nelle Islas Marías sotto il regime di Calle. Il secondo, El luto humano (1943), fra i finalisti del concorso della Unión Panamericana e primo Premio nazionale di letteratura, è un dramma contadino di densissima scrittura poetica, senza attenuanti per la sua atroce truculenza. Seguirono, fra romanzi e racconti: Dios en la tierra (1944), Los días terrenales (1949), En algún valle de lágrimas (1956), Los motivos de Caín (1957), Dormir en tierra (1960), Los errores (1964), Material de los sueños e il breve racconto El apando (1969), un concentrato di estetica del brutto e di angoscia che ne fa uno dei migliori della sua opera. Il difetto più criticato dei suoi romanzi (e di cui i racconti sono solo parzialmente esenti) è l’inclusione di lunghi brani saggistici, quasi sempre sotto forma di riflessioni dei personaggi, brani che in alcuni dei suoi libri occupano un maggior numero di pagine dell’azione romanzesca propriamente detta.

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Aira dizionario, César Aira

Mario Vargas Llosa di César Aira

Nacque ad Arequipa (Perù) nel 1936. Studiò alla scuola militare Leoncio Prado, all’Università di San Marcos e poi a Madrid. Visse a Parigi fino al 1966, poi si trasferì a Barcellona e infine tornò nel suo paese, ormai consacrato come uno dei romanzieri contemporanei baciati dal successo. Il suo primo libro fu una raccolta di racconti, Los jefes (1958), con cui si inseriva nella linea di narrativa urbana inaugurata in quegli anni in Perù da Ribeyro e Congrains Martin. Nel 1962 ottenne il premio Biblioteca Breve e la consacrazione internazionale con La ciudad y los perros, denso romanzo ambientato nel Liceo Leoncio Prado; lì sfoggia già la tecnica, che in seguito avrebbe perfezionato, di una narrazione su vari piani simultanei, costruendo un puzzle che il lettore presto si abitua a decifrare; occorre però precisare che, una volta ricombinati questi elementi, la narrativa di Vargas Llosa è strettamente realista. La casa verde (1966) è ambientata nella foresta di Piura e in un bordello in mezzo alla foresta. Los cachorros. Pichula Cuéllar (1967) è un romanzo breve. Conversación en la catedral (1969), lungo romanzo che ricrea, con un ampio dispiegamento di mezzi stilistici, gli anni della dittatura di Odría (1948-1956), è uno degli esempi più riusciti di “romanzo affresco” di una società. Dopo questo grande sforzo Vargas Llosa ripiegò su romanzi di minor impegno, intercalati con altri di impronta umoristica: Pantaleón y las visitadoras (1973), La tía Julia y el escribidor (1977), La guerra del fin del mundo (1981), ispirata a Os sertôes di Euclides da Cunha, Historia de Mayta (1984), di argomento politico, ¿Quién mató a Palomino Molero? (1986), El hablador (1987), Elogio de la madrasta (1988), Lituma de los Andes (1993), con cui vinse il Premio Planeta in Spagna, un ritorno alle modalità formali dei suoi romanzi di gioventù (il sergente Lituma era un personaggio di La casa verde), Los papeles de don Rigoberto (1997). Ha scritto anche un libro su García Márquez, Historia de un deicidio (1971), un altro su Flaubert, La orgía perpetua (1975), uno sul suo compatriota Arguedas, José María Arguedas, entre sapos y halcones (1978), e a partire dal 1983 ha raccolto i suoi articoli giornalistici nei volumi intitolati Contra viento y marea. Le sue note di critica letteraria sono state riunite in La verdad de las mentiras (1990). Ha scritto anche diverse opere teatrali: La señorita de Tacna (1983), Kathie y el hipopótamo (1983), El loco de los balcones (1993). Nel 1990 Vargas Llosa si candidò alla presidenza del Perù; sconfitto, lasciò il paese e poco dopo prese la nazionalità spagnola. Racconta questa esperienza nel libro El pez en el agua (1993). Nel 1994 vinse il premio Cervantes.

 

Avvertenza
Nel 2010  Vargas Llosa vinse il premio Nobel; il Diccionario di Aira è stato pubblicato nel 2001, dunque non poteva darne conto, così come dei libri pubblicati in seguito da Vargas Llosa.

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Aira dizionario, César Aira

César Vallejo di César Aira

Nacque nel 1892 a Santiago de Chuco, paese del nord del Perù, da dove si trasferì a Huamachuco per studiare, e di lì a Lima, nel 1908, dove intraprese la carriera di Medicina senza poi proseguirla. Tornò presto nel nord e si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Trujillo; si laureò nel 1915 con una tesi su «Il romanticismo nella letteratura spagnola». All’epoca frequentava il gruppo letterario Norte di Trujillo e familiarizzò con i poeti modernisti, con Whitman e i simbolisti francesi. Già allora la sua poesia aveva richiamato l’attenzione. Nel 1918 era di nuovo a Lima, iscritto all’Università di San Marco per seguire i corsi del dottorato in Lettere. Si legò agli scrittori del gruppo «colónida» [movimento letterario peruviano in polemica con l’accademismo spagnolo; ndt], il cui leader, Valdelomar, incoraggiò Vallejo. Nel 1919 apparve il suo primo libro di poesie, Los heraldos negros. Un anno dopo tornò a Santiago del Chuco per fare visita alla famiglia; poco prima era morta sua madre. Questo viaggio, le cui risonanze affettive sono alla base di uno degli straordinari raccconti di Vallejo, «Más allá de la vida y de la muerte», ebbe un esito infausto: il poeta fu cattturato, accusato di crimini e incendi, e passò vari mesi a Trujillo mentre si istruiva il processo. Nel 1922 apparve Trilce, e nel 1923 Escalas melografiadas, volume di racconti. Dello stesso anno è il romanzo breve Fabla salvaje. Nel 1923 Vallejo partì per l’Europa in compagnia del suo amico Julio Gálvez: non sarebbe più tornato in Perù. Si stabilì a Parigi, e fino al 1930 visse delle sue collaborazioni giornalistiche con le riviste di Lima Variedades e Mundial, e con il quotidiano El Comercio; scrisse un gran numero di articoli, su ogni genere di argomenti. Nel 1926, in collaborazione con Juan Larrea, editò a Parigi la rivista Favorables, a cui collaborarono poeti come Tristan Tzara, Vicente Huidobro, Gerardo Diego, Pablo Neruda. Nel 1928 fece un viaggio in Russia. Nello stesso anno aderì al Partito comunista e sposò una francese, Georgette Philipard. Nel 1929 viaggiò in Germania, Cecoslovacchia, Polonia, Austria, Ungheria e Italia, e di nuovo nell’Urss. Nel 1930 fu espulso dalla Francia per la sua affiliazione politica e si stabilì in Spagna, dove comparve quello stesso anno la seconda edizione di Trilce, con il prologo di José Bergamín. Nel 1931, sempre in Spagna, fu pubblicato il suo romanzo Tungsteno; e un libro d’informazione politica, Rusia en 1931. In quell’anno andò in Russia per la terza volta. Tornò a Parigi e scrisse numerosi racconti, saggi, e tre opere teatrali, tutto materiale che rimase inedito o venne pubblicato parzialmente in riviste. Nel 1936-37 rimase per un breve periodo in Spagna, dove stava crollando la Repubblica, e pubblicò (stampata dai soldati dell’esercito repubblicano dell’Est) España, aparta de mí este cáliz, una raccolta di quindici poesie. L’edizione fu distrutta dalle truppe franchiste dopo la caduta della Catalogna, e il libro si conobbe solo nel 1940 grazie a un’edizione messicana. Di ritorno a Parigi, e dopo una dolorosa malattia, Vallejo morì nell’aprile del 1938. Un anno dopo la sua vedova pubblicò con il titolo Poemas humanos le poesie scritte fra il 1932 e il 1938. In Los heraldos negros compare già la caratteristica di Vallejo, quella rarefazione del linguaggio e del pensiero, qui ancora art nouveau, ma assoggettata a una tematica di fine secolo. Il momento più alto del poeta è Trilce, che sembra scritto in una lingua straniera, e la cui seduzione non ha mai smesso di crescere. Nei cosiddetti Poemas humanos e nel libro spagnolo, pur straordinari, prevale un patetismo che, benché abbia fatto molto per la popolarità di Vallejo, segna un passo indietro rispetto al carattere più originale e radicale della sua poesia.

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Aira dizionario, César Aira, Traduzioni

Rodolfo Walsh di César Aira

Rodolfo Walsh, Choele-Choel, Río Negro, Argentina, 1927-1977. Fu giornalista e militante politico; perse la vita a causa della sua partecipazione alla guerriglia urbana. Esordì come scrittore nel genere poliziesco: Variaciones en rojo (1953) comprende tre racconti nella tradizione deduttiva inglese (il detective di Walsh è un correttore di bozze di stampa). Diresse collane editoriali di romanzi polizieschi e curò antologie di racconti: Diez cuentos policiales argentinos (1953) e Antología del cuento extraño (1954). Dopo la caduta del regime peronista e l’inizio della sua militanza politica politica di sinistra, Walsh creò un genere innovativo (che in seguito si sarebbe chiamato non-fiction novel), una sorta di reportage organizzati da un punto di vista letterario. Il primo esempio di questa nuova modalità fu il suo miglior libro, un classico della letteratura politica argentina: Operación masacre (1957). Meno notevole fu il successivo, El caso Satanowsky (1958). Anni dopo, Revueltas avrebbe alzato di nuovo il livello con un’altra indagine che ancor più delle precedenti riprende elementi del romanzo poliziesco: Quién mató a Rosendo? (1969) Scrisse due opere per il teatro, due satire dell’ambiente militare, di una comicità molto ben riuscita: La granada (1965) e La batalla (1965). E due volumi di racconti, nell’orbita di Cortázar: Los oficios terrestres (1966) e Un kilo de oro (1967). Nel 1981 venne pubblicata in Messico la sua Obra literaria completa.

 

(Pubblicato sul blog di Sur.)

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