Sul Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira


Lettore compulsivo e onnivoro, per di più affascinato dall’idea della conoscenza enciclopedica, Aira non poteva risparmiarsi il piacere di fare un’incursione nella letteratura latinoamericana, escludendo i contemporanei, e dopo anni di appunti ha pubblicato nel 2001 il suo Diccionario de autores latinoamericanos con Emecé-Ada Korn editora. Come scrive nell’Avvertenza, si tratta di un “lavoro del tutto personale e domestico, l’accumulazione di commenti di lettura e annotazioni di un ricercatore appassionato”, che è un Dizionario “solo perché è ordinato alfabeticamente. Non aspira a essere esaustivo né sistematico. Anche se può essere di qualche utilità per lo studioso, si rivolge piuttosto al lettore, e in particolare ai cercatori di tesori occulti. È con questa intenzione che mi dilungo su scrittori sconosciuti o dimenticati, e molto di più sul passato che sul presente”. Segue un postscriptum, in cui l’autore spiega che il manoscritto è rimasto in un cassetto per quindici anni. In realtà, al momento, le voci che ho tradotto riguardano i premi Nobel latinoamericani e gli autori che sono entrati nel catalogo della casa editrice Sur, ma in futuro conto anche di presentare alcuni dei “tesori occulti” di cui parla Aira.

Aira dizionario, César Aira

Jorge Luis Borges di César Aira

Borges, Jorge Luis. Nacque a Buenos Aires nel 1899, da una coppia di persone colte di origini inglesi, portoghesi e creole. Il padre fu professore di psicologia, entusiasta della letteratura inglese, amico di Macedonio Fernández ed Evaristo Carriego, nonché scrittore quasi segreto (pubblicò un romanzo di ambientazione creola, El caudillo); da lui Borges ereditò la debolezza della vista, che lo avrebbe lasciato cieco verso i cinquant’anni. Trascorse l’infanzia nel quartiere Palermo, che poi celebrò in racconti e poesie; nel 1914 la famiglia si stabilì in Europa, a Ginevra, dove il giovane Borges frequentò il liceo, poi a Lugano e nel 1919 in Spagna, dove collaborò alla formazione del movimento ultraista che avrebbe importato a Buenos Aires al suo rientro l’anno successivo; i primi anni dopo il suo ritorno furono fecondi in attività di divulgatore e pubblicista: nel 1921 fondò la rivista murale Prisma; nel 1922, Proa, e poco dopo divenne collaboratore e animatore della rivista e del gruppo Martín Fierro. Nel 1923 apparve il suo primo libro di poesie, Fervor de Buenos Aires. Questo primo ciclo poetico, ultraista e criollista, si completa con altri due libri: Luna de enfrente (1925) e Cuaderno San Martín (1929). I suoi tre primi volumi di saggi, Inquisiciones (1925), El tamaño de mi esperanza (1926) e El idioma de los argentinos (1928), pieni di entusiasmi stilistici giovanili, non furono rieditati mentre l’autore era in vita. Grazie all’importo del Premio municipale ottenuto con Cuaderno San Martín, Borges dedicò un anno alla redazione di uno studio su un poeta considerato allora (come oggi) assolutamente minore; la sua esegesi fu un esperimento di appropriazione; il libro, che apparve nel 1930 con il titolo Evaristo Carriego, è il suo primo capolavoro. Nei saggi riuniti nel 1932, Discusión, il peculiare universo borgesiano si mostra ormai maturo. 1935: Historia universal de la infamia, glosse di vite di delinquenti d’Oriente e d’Occidente, fra cui il primo racconto originale di Borges, ancora carico di elementi pittoreschi, “El hombre de la esquina rosada”. 1936: un altro dei suoi eccellenti volumi di saggi: Historia de la eternidad. Nel 1938 morì suo padre, e Borges cominciò a lavorare in una biblioteca municipale. In quegli anni, la sua amicizia e collaborazione con Bioy Casares diedero come frutto l’importantissima Antología de la literatura fantástica (1940), una Antología poética argentina (1941) (a entrambe collaborò anche Silvina Ocampo), Los mejores cuentos policiales (1943) e i racconti dello scrittore fittizio Bustos Domecq; inoltre, insieme crearono la collana di romanzi polizieschi “El séptimo círculo”.

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Guillermo Cabrera Infante di César Aira

Nacque a Gibara, Cuba, provincia di Oriente, nel 1929. Nel 1941 si radicò all’Avana con la famiglia; interruppe gli studi (aveva pensato di diventare medico) per fare diversi mestieri e poi finire nel giornalismo. Nel 1954 fu responsabile della sezione di critica cinematografica del settimanale Carteles, di cui divenne caporedattore nel 1957. Fra il 1951 e il 1956 diresse la Cinemateca di Cuba, da lui fondata. Alcuni suoi racconti vinsero dei premi e furono raccolti in volume nel 1960 con il titolo Así en la paz como en la guerra. Nel 1959, con il trionfo della Rivoluzione, diresse l’Istituto del Cinema e l’importante supplemento letterario Lunes de Revolución, che poi venne chiuso nel 1961. Nel 1962 andò in Belgio come addetto culturale. Nel 1963 comparve una raccolta delle sue critiche cinematografiche, Un oficio del siglo XX, firmata con lo pseudonimo che aveva usato per pubblicarle originariamente, G. Cain. Nel 1964 il suo romanzo Vista del amanecer en el trópico vinse il premio Biblioteca Breve della casa editrice Seix Barral di Barcellona, ma il libro non poté essere pubblicato a causa della censura spagnola. Nel 1965 Cabrera Infante tornò a Cuba per i funerali della madre, rinunciò all’incarico diplomatico e tornò in Europa (è probabile che la sequenza di questi ultimi due fatti sia stata quella inversa); si insediò a Londra, dove ha vissuto da allora dedicandosi alla letteratura e occasionalmente alla scrittura di sceneggiature per il cinema.

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Julio Cortázar di César Aira

Nacque nel 1914 in Belgio, dove si trovavano casualmente i suoi genitori argentini. La famiglia rimase bloccata lì durante la Grande guerra, al termine della quale rientrò a Buenos Aires. L’infanzia dello scrittore trascorse a Banfield, in un ambiente del ceto medio che sarebbe diventato, cristallizzato per sempre, lo scenario sempre più anacronistico di molti dei suoi racconti. Fece gli studi magistrali e divenne professore di lettere. Insegnò nelle scuole medie di Bolívar e Chivilcoy, paesi della provincia di Buenos Aires, e nelle università di Tucumán e Mendoza. Fra il 1946 e il 1949 lavorò presso la Cámara del Libro. Nel 1951, grazie a una borsa di studio, se ne andò a Parigi, dove abitò fino alla morte; lavorò come traduttore per organismi internazionali. La sua militanza politica (su posizioni di sinistra romantiche sostenute con ardore e lealtà adolescenziali) lo portò in varie occasioni a Cuba e negli ultimi anni in Nicaragua. Tornò un paio di volte in Argentina, l’ultima quando era già malato, per rivedere la madre. Morì a Parigi nel 1984.
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José Donoso di César Aira

José Donoso, Santiago del Cile, 1924-1997. Studiò nel suo paese e negli Stati Uniti. Fra i venti e i trent’anni visse in Argentina, Spagna, Messico e Stati Uniti. Fu professore di letteratura inglese, redattore della rivista «Ercilla» per quattro anni, professore in università statunitensi e dal 1967 ai primi anni Ottanta visse in Spagna. Con il suo primo libro, Veraneo y otros cuentos (1955) vinse il premio municipale di Santiago; Charleston (1960) è un altro libro di racconti, entrambi riuniti poi in Cuentos (1971). Il suo primo romanzo, già maturo e molto ben riuscito, fu Coronación (1958: Incoronazione, tr. it. Giovanna Maritano, Dall’Oglio 1966), che rivelava un limpido mestiere; seguirono Este domingo (1966) e El lugar sin límites (1967) e poi due lunghi romanzi, entrambi straordinari sforzi inventivi: El obsceno pájaro de la noche (1970; L’osceno uccello della notte, tr. it. Gianni Guadalupi e Marcello Ravoni, Bompiani 1997) e Casa de Campo (1978; Casa di campagna, tr. it. Cinzia Buffa, Cavallo di ferro 2009). In seguito pubblicò un divertimento erotico, nello stile della letteratura galante madrilena della belle époque: La misteriosa desaparición de la marquesita de Loria (1980; La misteriosa scomparsa della marchesina di Loria, tr. it. Gianni Guadalupi e Marcello Ravoni, Frassinelli 1983) e un romanzo più convenzionale sul tema dell’esilio, El jardín de al lado (1981).

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Gabriel García Márquez di César Aira

García Márquez nacque ad Aracataca, Colombia, nel 1928. Studiò con i gesuiti a Bogotà e iniziò giovanissimo la carriera di giornalista a Barranquilla. Nel 1954 viaggiò in Europa come corrispondente del quotidiano El Espectador, che venne chiuso un anno dopo (in parte a causa di un reportage di García Márquez pubblicato anni dopo in volume con il titolo Relato de un náufrago). Nel 1959 fu nominato direttore dell’agenzia Prensa Latina a Bogotà. A partire dal 1961 visse a periodi alterni fra il Messico e Barcellona, e poi di nuovo in patria, a Cartagena.

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