Nel romanzo di Mariano Azuela (1873-1952) Quelli di sotto – pubblicato dalle Edizioni Sur nella mia traduzione –, che ha inaugurato il ciclo della Rivoluzione messicana, figurano diversi riferimenti musicali che consentono di tracciare una colonna sonora. Il primo accenno compare a p. 15; parlando dei compagni di Demetrio Macías, il protagonista del romanzo, Azuela scrive: «Mangiarono con avidità e una volta sazi si sdraiarono con la pancia al sole e intonarono canzoni monotone e tristi, lanciando urla stridule dopo ogni strofa». Qui non viene menzionato né il genere musicale né i titoli di queste canzoni, ma possiamo pensare a una cosa del genere, che appartiene giusto a quegli anni:
«¡Qué lejos estoy del suelo donde he nacido!
Inmensa nostalgia invade mi pensamiento;
Y al verme tan sólo y triste cual hoja al viento,
Quisiera llorar, quisiera morir de sentimiento.» Ecc.
Una canzone figura invece due volte con il suo titolo, e non potrebbe essere diversamente perché si tratta del corrido più famoso della Rivoluzione messicana: La Adelita. Il corrido è un genere musicale popolare che ebbe grande sviluppo nell’epoca rivoluzionaria. Se inizialmente i testi dei corridos parlavano soprattutto di amori infelici o di tematiche religiose, in seguito divennero una sorta di “notiziari” di quanto accadeva giorno per giorno nel processo rivoluzionario. Parecchie di queste canzoni diventarono talmente famose che vengono eseguite ancor oggi. E La Adelita è la più famosa. A p. 49 di Quelli di sotto, Camila, un’india ingenua che si è innamorata di Luis Cervantes, un’opportunista che si è unito ai rivoluzionari per interesse personale, gli dice: «Senti, signorino… Volevo dirti una cosa… Senti, signorino, voglio che m’insegni bene La Adelita… per… non indovini perché…? Be’, per cantarla tanto, tanto, quando ve ne andrete, quando non sarai più qui… quando te ne andrai tanto lontano, lontano… che non ti ricorderai neanche di me…»
Qui una classica esecuzione della canzone, che divenne una specie di inno delle truppe rivoluzionarie quando attaccavano il nemico:
Ed ecco il testo:
En lo alto de una abrupta serranía
acampado se encontraba un regimiento
y una moza que valiente lo seguía
locamente enamorada del sargento.
Popular entre la tropa era Adelita,
la mujer que el sargento idolatraba
que además de ser valiente era bonita
que hasta el mismo coronel la respetaba.
Y se oía que decía
aquel que tanto la quería…
Si Adelita se fuera con otro
la seguiría por tierra y por mar,
si por mar en un buque de guerra
si por tierra en un tren militar.
Si Adelita quisiera ser mi esposa,
y si Adelita ya fuera mi mujer,
le compraría un vestido de seda
para llevarla a bailar al cuartel.
Y después que terminó la cruel batalla
y la tropa regresó a su campamento
por la vez de una mujer que sollozaba
la plegaria se oyó en el campamento.
Y al oírla el sargento temeroso
de perder para siempre su adorada
escondiendo su dolor bajo el reboso
a su amada le cantó de esta manera…
Y se oía que decía
aquel que tanto se moría…
Y si acaso yo muero en la guerra,
y mi cadáver lo van a sepultar,
Adelita, por Dios te lo ruego,
que por mí no vayas a llorar.
Secondo la testimonianza del colonnello Alfredo Villegas – raccolta nel Museo de la Revolución en la frontera di Ciudad Juarez –, la donna protagonista di questo celeberrimo corrido non era frutto di fantasia: si tratterebbe di Adela Velarde, barelliera della Croce Rossa, che fu la sua ultima moglie. Sempre secondo il racconto del colonnello, mentre seguiva una campagna militare, Adela Velarde tenne fra le braccia il sergente Antonio del Río Armenta, il quale, prima di morire, le avrebbe consegnato il testo del corrido. Lei lo diede ai musicisti al seguito del reggimento, che cominciarono subito a suonarlo e a cantarlo.
Ma presto altri nomi di donna – tutte soldaderas, ovvero combattenti a tutti gli effetti, di cui è un ritratto il personaggio della Truccata – diedero il titolo ad altrettante canzoni della Rivoluzione messicana. E così abbiamo La Valentina:
La Marieta:
La Chamuscada:
e molte altre.
E per concludere questa carrellata, a p. 150 troviamo la canzone intonata da Demetrio Macías dopo che la Truccata, per gelosia, ha pugnalato a morte Camila:
In mezzo al petto
Un pugnale mi piantò,
senza sapere perché,
neanche io lo so…
Lui sì che lo sapeva,
ma io no.
E da quella ferita mortale
Molto sangue mi sgorgò,
senza sapere il perché
neanche io lo so…
Lui sì che lo sapeva,
ma io no…
Ecco un’esecuzione abbastanza recente di questa vecchia canzone popolare: «En la mediania del cuerpo».