Il 1983 fu un anno piuttosto deprimente per la ciencia ficción spagnola; infatti, dopo l’accentuarsi di difficoltà di ordine soprattutto finanziario, la rivista “Nueva Dimensión” dovette interrompere definitivamente le pubblicazioni, dopo 148 numeri. Fu un brutto colpo, e per un po’ la chiusura ebbe ripercussioni negative generali. Diverse fanzine cercarono e spesso riuscirono in qualche misura a colmare il vuoto lasciato da “Nueva Dimensión”: “Masar”, “Kandama”, “Zikurrath”, fino ad arrivare alle più recenti “Gigamesh”, che sotto la direzione di Alejo Cuervo si è trasformata in rivista (cui poi si è aggiunta una collana omonima di romanzi), e “BEM”, diretta da Pedro Jorge Romero.
Decisivo per un nuovo impulso alla rinascita della fantascienza spagnola fu il 1991. In quell’anno infatti si costituì la AECEF, che permise di riannodare i contatti fra tutti gli aficionados della penisola, e fu istituito il prestigioso premio UPC per il romanzo breve, che oltre alla somma niente affatto disprezzabile comporta la pubblicazione dell’opera vincente nella collana “Nova Ciencia Ficción” del gruppo editoriale B di Barcellona, diretta da Miguel Barceló. In questa collana, consacrata ai classici della science-fiction statunitense, Barceló si era già arrischiato a pubblicare nel 1989 Sagrada, della sua omonima femminile Elia Barceló, da quel momento ascesa al rango di regina incontrastata della ciencia ficción spagnola.
In Sagrada una sicaria al servizio della Lega Intergalattica deve raggiungere ed eliminare l’Intoccabile, la Madre Sacra (sagrada) che risponde come un oracolo alle domande del popolo dei kenddhai. Lo spunto permette all’autrice di affrontare un tema che le è caro e che riprenderà anche nel romanzo breve El mundo de Yarek (con cui si è aggiudicata il premio UPC nel 1993): il confronto fra due civiltà basate una sulla magia, l’altra sulla tecnologia, uno scontro fra il mito, le leggende, i riti ancestrali da una parte, e gli esiti della mentalità scientifica dall’altra. In Consecuencias naturales invece Elia Barceló ha sciolto le briglie del suo umorismo e si è divertita con la tematica dei rapporti sessuali, facendo rimanere incinto di un’aliena un astronauta che incarna il prototipo del classico macho spagnolo. Negli ultimi anni Elia Barceló, che vive da tempo in Austria, dove insegna letteratura spagnola e tiene corsi di scrittura creativa, si è orientata maggiormente verso la letteratura per ragazzi e le trame poliziesche, senza perdere certe connotazioni fantastiche, come è anche il caso di César Mallorquí e di Armando Boix.
Il primo è il figlio di José Mallorquí, che abbiamo incontrato fra i pionieri della ciencia ficción in Spagna, e i suoi primi romanzi e racconti dimostrano la sua passione per il genere. Nel 1995 vinse il premio UPC con El collecionista de sellos (Il collezionista di francobolli), un’ucronia ambientata a Madrid nel 1939 (dopo un’auspicata sconfitta di Franco nella guerra civile) che si sviluppa come un’indagine poliziesca sull’assassinio di alcuni appassionati di filatelia. Nello stesso anno collezionò svariati premi pubblicando, sempre nella prestigiosa collana “Nova”, El círculo de Jérico, un fix-up che riuniva sette dei suoi migliori racconti all’interno di una nuova narrazione. Anche César Mallorquí negli ultimi anni si è dedicato sempre più alla letteratura per ragazzi e al thriller.
Ultimo degli “emigranti” fuori del genere, sintomo forse di disaffezione di singoli autori, ma indubbiamente anche di un certo ristagno editoriale nell’ultimo decennio, è Armando Boix, di cui presentiamo “El ayudante de Piranesi”. Boix pubblicò il suo primo racconto nel 1994 e ottenne un lusinghiero successo con il romanzo El Jardín de los autómatas, che un critico ha definito “uno steampunk crepuscolare”: ambientato nella Barcellona di inizio secolo, mixa abilmente elementi fantastici e polizieschi su uno sfondo quasi verista e ha per protagonisti un monello di strada e una coppia di attempati e improvvisati investigatori. Nel 1998 è uscito El sello de Salomón (Il sigillo di Salomone), un romanzo d’avventure ambientato nel XVII secolo.
Restano invece fedeli all’originaria vocazione per la fantascienza Rodolfo Martínez e Javier Negrete. Il primo esordì pubblicando un racconto nel 1987 e da allora non ha mai smesso di scrivere. El abismo te devuelve la mirada, il romanzo con cui ha vinto il premio Ignotus alla recente convention dell’AECEF di Gijón, è stato accostato da un critico a Il silenzio degli innocenti. Del resto non era la prima volta: il premio gli era già toccato nel 1996 e nel 1997, rispettivamente con La sonrisa del gato (una spy-story con tratti cyberpunk, la prima e più significativa adesione di un autore spagnolo a questa tendenza) e Tierra de nadie: Jormungand. Anche in quest’ultimo romanzo, forse il più ambizioso finora per impianto strutturale, compare la Confederazione di Drimar, un universo cui l’autore ricorre ogni volta che ha bisogno di uno sfondo galattico per sviluppare le sue trame. La narrazione, strutturata a flash-black, è avvincente e consente all’autore di affrontare il problema dell’integrazione fra specie diverse. È certamente uno degli autori più amati dagli aficionados del genere in Spagna, con una presenza costante in tutte le riviste, fanzine e antologie; pur non disdegnando affatto il romanzo e il romanzo breve, anche nei racconti dimostra una particolare abilità stilistica.
Javier Negrete è un insegnante di greco, e il mondo in cui ambienta La mirada de las Furias (Lo sguardo delle Furie), così come le acute riflessioni filosofiche sulla natura del potere che dissemina abilmente in un romanzo per il resto improntato all’azione e all’avventura, rimandano proprio al mondo dell’antichità classica. Il protagonista è Eremo, un clone al servizio di una grande multinazionale come sicario che deve salvare la Terra da una terribile minaccia di distruzione da parte dei Tritoni, una specie di alieni che detengono il monopolio dei viaggi alla velocità della luce. Ci riuscirà con l’aiuto della setta informatica dei Tecno e di Clara, una studiosa di lingue antiche che gli rivela anche la sua componente umana. La mirada de las Furias è uscito nella collana “Nova” e successivamente è stato riedito nella collana di grande tiratura del Club del Libro.
Negrete è anche autore di alcuni romanzi brevi che ha presentato al premio UPC: La luna quieta, Estado crepuscular (un felice divertissement che ha per protagonista un agente segreto un po’ sbruffone e ossessionato dal sesso), Nox perpetua (un’avventura spaziale fra i ghiacci che ricorda le spedizioni al Polo di Nobile) e Lux aeterna, con cui vinse nel 1995.
Se la ciencia ficción spagnola nel suo complesso non ha mai sviluppato in modo convinto particolari tendenze, e se è sempre stata quindi il frutto di singoli creatori, senza aver dato vita a “movimenti”, nonostante la vivacità del fandom, è indubbio che è sempre stata “contaminata” dalla vicinanza con il genere “fantastico” in senso lato. Di ciò testimonia anche la scelta dei racconti che presentiamo in questo numero di “Futuro Europa” – “Gira, gira…” di Domingo Santos, “Tarocchi” di Rodolfo Martínez e “L’aiutante di Piranesi” di Armando Boix –, così come il nome che gli aficionados hanno scelto per la loro associazione: Asociación Española de Fantasía y Ciencia Ficción, e una certa insofferenza verso i rigorosi confini tra i generi dimostrata da diversi autori.
Anche scrittori più giovani, come Félix Palma e Daniel Mares, confermano questa tendenza. Félix Palma, con le antologie personali di racconti Métodos de supervivencia e El vigilante de la salamandra sembra anzi destinato a una brillante carriera nel mainstream; di carattere più strettamente fantascientifico e con tratti sperimentali il suo romanzo breve El amante de vidrio, uscito nella collana “Artifex, nella quale si è messo in luce anche Eduardo Vaquerizo con El lanzador.
Daniel Mares, dal canto suo, ha pubblicato Seis, una rivisitazione del mito di Peter Pan, in un’altra collana specializzata in ciencia ficción che pubblica coraggiosamente solo autori spagnoli: “Espiral”, dell’editore e appassionato Juan José Arroz, che ha già in catalogo venti titoli.
(Pubblicato su “Futuro Europa”, n. 28, 2001)