Roberto Arlt, il più grande romanziere argentino, nacque a Buenos Aires nel 1900, figlio di immigranti giunti da poco nel paese, il padre tedesco e la madre tirolese di lingua italiana. L’ambiente domestico era poverissimo, il padre abbandonò la famiglia per certi periodi e non ebbe un buon rapporto con il figlio, a differenza di quanto accadde alla madre, donna sensibile e piena di immaginazione che praticava lo spiritismo. Secondo quanto affermò lui stesso, Arlt fu espulso «perché buono a nulla» dalle scuole che frequentò. Abbandonò giovanissimo la casa paterna e fece vari lavori modesti: commesso di libreria, apprendista lattoniere, meccanico, venditore a domicilio. Trascorse un paio d’anni nella provincia di Córdoba. Poco dopo aver compiuto vent’anni si sposò e si insediò sulle montagne di Córdoba (la moglie era malata di tubercolosi).
Una volta finito il denaro della dote, che Arlt investì in affari incerti, la famiglia (intanto si era aggiunta una figlia) tornò a Buenos Aires. A quel punto iniziò il suo lavoro letterario e giornalistico, di cui visse per il resto della sua vita. Per qualche tempo fu segretario di Ricardo Güiraldes, e grazie al suo aiuto nel 1926 riuscì a pubblicare il primo romanzo, El juguete rabioso (Il giocattolo rabbioso), che era già stato respinto da un editore. A quanto pare fu Güiraldes a suggerirgli il titolo, che originariamente era La vida puerca. Scrisse cronaca nera per il quotidiano Última Hora, collaborò aCrítica e dal 1928 cominciò a pubblicare su El Mundo le sue «Aguafuertes porteñas», cronache che rinnovarono il folclore urbano, con elementi che poi confluirono nel mondo tormentato della sua narrativa. Come giornalista fece alcuni viaggi: in Brasile nel 1930, in Spagna e in Africa del Nord nel 1935, in Cile e nel sud dell’Argentina nel 1941. Con il suo secondo romanzo, Los siete locos (I sette pazzi), che apparve nel 1929, vinse il terzo premio municipale di quell’anno; nel 1931 fu pubblicato Los lanzallamas (I lanciafiamme), continuazione del precedente, e nel 1932 El amor brujo, il suo ultimo romanzo. Nel 1933 uscì El jorobadito (Il gobbetto), un volume di racconti. A partire da quel momento il maggior impegno letterario di Arlt si indirizzò verso il teatro; nel Teatro del Pueblo andarono in scena le sue opere 300 millones, La isla desierta, Saverio el cruel, El fabricante de fantasmas, La fiesta del hierro. Nel 1934 brevettò un’invenzione nella quale riponeva grandi speranze di guadagni: le calze femminili vulcanizzate, a cui lavorò fino alla morte in società con l’attore Pascual Naccarati senza ottenere risutati apprezzabili. Nel 1940 morì sua moglie e poco dopo si risposò. (Da questo secondo matrimonio ebbe un figlio maschio, Roberto.) Nel 1941 apparve il suo ultimo libro, El criador de gorilas, racconti brevi di ambientazione africana. Inoltre aveva pubblicato due raccolte delle sue cronache giornalistiche: Aguafuertes porteñas (1933) e Aguafuertes españolas (1936). Morì nel 1942 a Buenos Aires per un attacco cardiaco. Tutte le sue opere sono state ripubblicate con frequenza. Nel 1981 sono uscite, in una bella edizione, le sue Obras Completas.